La gravidanza in mondi ineguali

11.12.2025 Salute

In alcune parti del mondo, aspettare un bambino è ancora più impegnativo del normale. L'ambiente incide in modo preponderante su come si sentono le donne durante la gravidanza. Sarah Atcho-Jaquier dalla Svizzera e Khadra dall’Etiopia raccontano le loro esperienze personali.

Una fase di vita delicata

La gravidanza è una fase particolare della vita di ogni donna, in cui è molto vulnerabile e attraversa grandi cambiamenti. Può essere caratterizzata da trepidazione, insicurezza, profonda fiducia nella propria vita e tante altre emozioni. Il grado di sicurezza e accompagnamento di una donna in questo periodo dipende anche dal Paese in cui vive. Per illustrare questa differenza, abbiamo chiesto alla nostra ambasciatrice Sarah Atcho-Jaquier (30) come ha vissuto la sua gravidanza in un Paese come la Svizzera, che vanta una buona infrastruttura. Quindi abbiamo posto domande simili a Khadra, futura madre a Gode, in Etiopia. SOS Villaggi dei Bambini gestisce un centro medico in questa città, situata in una regione isolata e arida nella parte orientale del Paese.

In Svizzera l’assistenza medica in caso di gravidanza è ottima. Le future madri possono sottoporsi a visite preventive regolari, a cui è possibile accedere senza problemi. Ricevono informazioni esaustive, una consulenza individuale e possono attendere il parto in un ambiente sicuro. 

Molto diversa è la situazione a Gode, lontano dalle strade asfaltate e dalle grandi città. L’Etiopia è tra i paesi più poveri del mondo. La popolazione è costantemente vittima di conflitti, siccità e carestie. Come in molti luoghi, a Gode mancano strutture mediche e mezzi di soccorso. Le donne muoiono a causa di complicazioni evitabili che possono insorgere durante la gravidanza e il parto. Spesso devono percorrere percorsi lunghi e difficili per ottenere un soccorso qualificato. Dal 2005 il centro medico di Gode, inaugurato dal villaggio dei bambini SOS, è un punto di riferimento vitale per loro. «Qui partoriscono circa 30-40 donne al mese», ci racconta un’operatrice medica. 

Questo progetto contribuisce al raggiungimento del seguente obiettivo di sostenibilità delle Nazioni Unite:

SDG 3: Salute e benessere

Tra assistenza e ostacoli quotidiani

Sarah Atcho-Jaquier, atleta professionista di atletica leggera e ambasciatrice di SOS Villaggi dei Bambini, vive nella Svizzera occidentale e può guardare con gratitudine alla sua gravidanza grazie all’ottima assistenza e al solido contesto sociale. «Fino alla 33a settimana ho potuto praticare sport, cosa che mi ha aiutato molto dal punto di vista mentale». Per conciliare il lavoro e il nuovo arrivo, Sarah e il suo partner hanno adeguato i loro orari e usufruito di supporto psicologico per prepararsi al grande cambiamento. Inoltre, può contare sulla presenza incoraggiante delle persone a lei vicina. Insieme alla sua ginecologa, Sarah è riuscita a convincere amici e parenti che lo sport intensivo non nuoce al bambino, a patto che si nutra bene e in modo sano. «Ho mangiato molto», ci racconta. Sarah ritiene tuttavia che la quantità di informazioni disponibili sull’alimentazione in gravidanza sia difficile da filtrare. «Bisogna farsi un’idea propria e ignorare le informazioni superflue», spiega.

Nel frattempo, in Etiopia si sta diffondendo la pericolosa, ed errata, convinzione che le donne incinte dovrebbero mangiare il meno possibile per evitare che il loro bambino diventi troppo grande e quindi complichi il parto. Il centro medico di Gode cerca di contrastare queste e altre informazioni errate con un’iniziativa di sensibilizzazione.

Nell’intervista, la trentenne Khadra, alla quarta gravidanza e a quasi un’ora di distanza a piedi dal centro, ci racconta: «Dalle regolari visite di controllo ho imparato quanto sia importante un’alimentazione nutriente in gravidanza. Il personale medico mi ha spiegato quali alimenti fanno bene a me e al mio bambino». In generale si sente bene anche se ha perso un po’ di peso, dorme poco la notte e soffre di dolori alla schiena e ai reni. Khadra racconta che svolgere le sue mansioni quotidiane sta diventando sempre più difficile. «Lavare il bucato è particolarmente difficile, perché devo stare seduta a lungo in una posizione scomoda», ci racconta apertamente. Spera che i suoi problemi non danneggino il bambino. «Mi vedo più magra del solito e la mia pelle ha cambiato colore».

Ma grazie all’accesso ai controlli medici si sente sicura. Anche il suo ambiente domestico e la comunità le infondono una certa tranquillità. La sua famiglia la aiuta a occuparsi di faccende quotidiane, ad esempio in cucina. Alla domanda su che cosa la preoccupa del parto risponde: «C’è sempre un po’ di paura e insicurezza, ma non vedo l’ora di avere un bambino sano e felice».

La lotta alle disuguaglianze continua

Per consentire a un maggior numero di donne di avere una gravidanza e un parto sicuri, la struttura di Gode svolge campagne di sensibilizzazione sulla prevenzione professionale e tiene sempre le sue porte aperte a donne e ragazze. Una collaboratrice ci racconta: «Utilizziamo poster, giochi di ruolo e storie per rendere i messaggi comprensibili. Gli operatori sanitari della città diffondono le informazioni anche nei villaggi remoti per raggiungere le donne che raramente si presentano al centro».

Sarah prova grande dolore per le ineguaglianze quando pensa che in Etiopia le donne affrontano la gravidanza in condizioni così difficili: «Vorrei che tutte le donne si sentissero al sicuro e supportate durante questo periodo».

Nonostante tutte le differenze strutturali, dall’intervista emerge chiaramente un aspetto che accomuna le due donne il desiderio di accogliere il loro bambino e della sua felicità.

La vostra donazione ci consente di sostenere il nostro lavoro a Gode e molti altri progetti a favore dei bambini e delle loro famiglie.

Responsabile del contenuto:

Julia Ronnacker

Stagista comunicazione

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