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02.07.2018 Attualità Programma di aiuti Tutti America Latina Un luogo per mangiare e dormire

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Juan ha perso la madre quando aveva un anno. Il padre è in prigione. Ha vissuto inizialmente dalla nonna che però non riusciva a occuparsi sufficientemente del piccolo Juan e della sorella. Le autorità hanno mandato i due bambini al villaggio dei bambini SOS di Matagalpa in Nicaragua. Oggi Juan ha 12 anni e racconta della sua quotidianità e del contatto importante rimasto con la famiglia d’origine.

“Io e mia sorella maggiore Esther viviamo nella casa numero sette del Villaggio dei bambini SOS di Matagalpa. e chiamiamo la nostra mamma SOS, Anabel, ‹zia›. Nella nostra famiglia SOS stiamo bene perché abbiamo tutti un bel rapporto. Vado alla scuola Rubén Dario, sono in quarta.

La mia famiglia di origine, ovvero mia nonna, mio zio, la mia madrina e la madrina di mia sorella, vive a Zaraguasca, a circa 50 chilometri da qui. Riusciamo a vederci più o meno una o due volte al mese e stiamo molto bene insieme. Il tempo speso assieme è sempre magnifico. Mi dicono che sentono la mia mancanza e che è sempre bello quando riusciamo a vederci per qualche giorno in più. Quando chiedo dei miei genitori, mi fanno vedere delle foto. Chiedo anche come sta mio padre, al momento con lui non ho nessun contatto.

I miei parenti lavorano nei campi, piantando fagioli, mais e verdure. Le visite mi rendono felice. Sono sempre felice di vederli, mi basta avere un posto per mangiare e dormire. Mio fratello SOS e mia sorella SOS possono spesso accompagnarmi, altrimenti sentirei la loro mancanza. Sono come veri fratelli, fanno parte della mia vita. Sono contenti anche loro di andare a trovare la mia famiglia perché non tutti sono in contatto con le loro. Ridiamo parecchio e facciamo foto per ricordarci sempre delle giornate trascorse insieme.

SOS Villaggi dei Bambini Nicaragua

Nel villaggio dei bambini SOS sto bene, non mi manca nulla: ci divertiamo insieme alle zie SOS e agli altri collaboratori. Se mi sento solo o triste, c’è sempre qualcuno con cui parlare: mia sorella, la zia Anabel o la dipendente dell’ufficio. Mi piace anche avere fratelli e sorelle, anche se non siamo uniti da legami di sangue, perché è ancora meglio di avere amici. Insieme facciamo cose belle, ad esempio festeggiare il Natale. Ci sentiamo legati come una vera famiglia e ci aiutiamo tra noi. Quello che mi piace meno è che nessuno di noi può vivere con la sua vera famiglia.

Il mio sogno è diventare calciatore. Mi piace anche la tecnologia: a scuola ho imparato come riparare cellulari, ad esempio cambiare lo schermo e riavviare il sistema. Mi piacerebbe anche diventare panettiere, adoro provare cose nuove.

Tornare a vivere dai miei familiari è una scelta che spetta al Ministero per la famiglia e i bambini, ma mi piacerebbe molto. Le autorità decidono se la mia famiglia può occuparsi di nuovo completamente di me e di mia sorella e soddisfare tutti i nostri bisogni, come cibo, salute, formazione e assistenza, ma per questo ci vorranno ancora sei mesi o un anno.

 

Quando lascerò il villaggio dei bambini SOS, tutto quello che ho imparato qui mi servirà nella vita. So di essere responsabile in prima persona della realizzazione del miei sogni, altrimenti rimarranno solo illusioni e pensieri.”