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05.01.2018 Aiuto d'emergenza Attualità Tutti Asia La vita nei campi profughi è un inferno

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Centinaia di migliaia di bambini Rohingya sono in pericolo: senza cibo, senz’acqua ed esposti ad abusi, allo sfruttamento e al traffico di esseri umani. Dalla fine di agosto, circa 600’000 Rohingya sono fuggiti dalle violenze in Birmania rifugiandosi in Bangladesh: il 60% di loro sono bambini. Ma anche nei campi profughi del paese vicino sopravvivono in condizioni di estremo pericolo. «La vita nei campi profughi è un inferno», dice Ghulam Ahmed Ishaque, responsabile di SOS Villaggi dei Bambini in Bangladesh.

«Nei campi regna il caos e i bambini sono esposti allo sfruttamento del lavoro minorile, al traffico di esseri umani e agli abusi», afferma Ishaque. Già oggi numerosi bambini lavorano in aziende locali pagati uno o due dollari al giorno per supportare le proprie famiglie indigenti. «La maggior parte di loro ha perso tutto e ha consumato i risparmi in fuga», prosegue Ishaque. A questo si aggiungono le misere condizioni di approvvigionamento: «I bambini muoiono di fame e non hanno accesso ad acqua pulita. La loro vita è messa in pericolo da malattie quali dissenteria, febbre dengue e infezioni da parassiti», afferma Ishaque.

Le Nazioni Unite mettono in guardia dal rischio di un’epidemia di colera. In condizioni particolarmente gravi versano soprattutto i ragazzi e le ragazze fuggiti da soli dopo che i famigliari sono stati uccisi in Birmania. «Questi bambini vivono in una situazione di pericolo, esposti a malattie, manipolazione e violenza. La maggior parte di loro ha subito gravi traumi e necessita di supporto psicologico», denuncia Ishaque.

L’aiuto di SOS Villaggi dei Bambini

SOS Villaggi dei Bambini gestisce cinque asili d’emergenza nei campi profughi che accolgono centinaia di bambini Rohingya. «Gli asili offrono un ambiente protetto ai bambini che qui possono giocare e imparare», spiega Ishaque. «E naturalmente negli asili ricevono pasti regolari, assistenza medica e supporto psicologico.» Ma nonostante il grande impegno di molte organizzazioni di aiuto presenti in loco e l’intervento del governo del Bangladesh, i bambini ricevono un’assistenza affatto sufficiente. Ishaque: «La comunità internazionale deve intervenire subito per evitare la catastrofe e per proteggere questi bambini!»