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Nell’ambito dei nostri progetti vengono prese decisioni quotidianamente sia dai piccoli che dagli adulti. Sono decisioni che segnano e cambiano la loro vita. Il villaggio SOS di Dassa-Zoumé, in Benin, stato dell’Africa occidentale, ci offre qualche esempio di decisioni grandi e piccole.

Raoul:
«Ho deciso che voglio imparare molto.»

«Alla vigilia del mio primo giorno di scuola ho preparato lo zainetto insieme alla mia madre SOS e ci abbiamo messo tante cose nuove per la scuola. Sono andato in giro per casa tutto il giorno con lo zainetto in spalla. Non stavo più nella pelle. Poi c’è stata la seconda sorpresa. Non dovevo più portarmi la lunch-box come all’asilo, dove la maestra controllava sempre se avevamo abbastanza da mangiare. La mamma mi ha detto che ora potevo pranzare alla mensa con il mio fratello maggiore. Ero strafelice. Peccato, a scuola non c’è più l’altalena né lo scivolo, ma ho imparato a scrivere nel quaderno la data del mio primo giorno di scuola. Quando l’ho mostrata alla mamma, era molto fiera di me. Così mi sono ripromesso: voglio imparare ancora tante cose.»

Seline:
«Sono felice della mia scelta professionale.»

«Lavoro come puericultrice all’asilo del villaggio SOS a Dassa-Zoumé. Non ho mai rimpianto la mia decisione di lavorare con bambini cui la vita ha riservato grosse difficoltà. Ve lo spiego facendo l’esempio di Jacques, un bambino nato in una famiglia povera del vicinato. Se non ci fosse SOS Villaggi dei Bambini i suoi genitori non potrebbero permettersi di mandarlo all’asilo. Quando Jacques è arrivato qui da noi, piangeva di continuo. Le lacrime gli scendevano a fiotti lungo le guance finché non si addormentava sfinito. Quando si svegliava, ricominciava a piangere finché i genitori non venivano a prenderlo. È andato avanti così per una settimana. La seconda settimana Jacques ha smesso di piangere da solo, senza che io esercitassi pressioni, e ha partecipato a ogni gioco. E adesso il papà di Jacques mi racconta che suo figlio il mercoledì è triste perché l’asilo è chiuso e non può venire. Vedere un bambino che sboccia alla vita è una grande gioia.»

Diana:
«La decisione che ci ha salvati.»

«Sono sprofondata nell’abisso della disperazione quando mio marito è morto. I suoi parenti hanno tolto a me e ai miei tre figli tutto quello che potevano. Non avevamo più di che vivere. Non sapevo dove avrei trovato i soldi per mandare i bambini a scuola. Per non parlare delle condizioni precarie del nostro alloggio e della carenza di cibo. Una situazione senza via d’uscita. Solo grazie al sostegno del programma di rafforzamento familiare SOS ho preso la decisione di prendere in mano il mio destino e quello dei miei figli. Mi sono iscritta ai corsi di formazione professionale offerti e ho seguito i corsi in tema di educazione dei figli. Forte delle mie nuove capacità e munita di un microcredito, ho iniziato il mio cammino verso l’indipendenza. Ho montato una piccola attività in proprio, lavorando tuberi di manioca per ottenere il gari, un tipo di farina molto utilizzata nella cucina dell’Africa occidentale. Da allora vendo il prodotto del mio lavoro ai mercati locali. Oggi guadagno abbastanza da nutrire e sostentare la mia famiglia senza bisogno d’aiuto.»

Eliane:
«Ogni decisione ha conseguenze.»

«Se uno dei miei figli non rispetta l’orario convenuto o arriva in ritardo, come madre SOS mi preoccupo. Poco tempo fa ho mandato mio figlio Jude a fare la spesa. Doveva comprare una cosa che mi serviva per preparare la cena. Per andare al negozio qui vicino ci vogliono pochi minuti. Visto che il tempo passava e lui non tornava, sono uscita a cercarlo. Appena girato l’angolo l’ho trovato che si faceva insegnare da un ragazzo del vicinato ad andare in bicicletta. Mi sono arrabbiata e Jude si è scusato, sinceramente dispiaciuto. Però adesso, mi ha detto tutto felice, so come si va in bicicletta. Da un lato ci vuole una piccola punizione perché il bambino impari che le decisioni sbagliate nella vita hanno conseguenze. In questo caso, ad esempio, saltando la cena, visto che Jude non ha fatto la spesa? D’altra parte per i bambini è importante imparare che, solo stando uniti, la famiglia può prosperare. Adesso stiamo risparmiando tutti insieme. E quando avremo abbastanza denaro compreremo una bicicletta tutta nostra.»

Situazione dell’infanzia nel Benin
Sebbene il Benin sia uno degli paesi africani politicamente più stabili, oltre la metà della popolazione vive in condizione di povertà. I bambini muoiono per malattie facilmente curabili se ci fosse un’assistenza sanitaria adeguata. Molti bambini hanno perso i genitori a causa dell’HIV/Aids. Un bambino su cinque e sottopeso. Molti di loro non vanno a scuola perché devono lavorare. Purtroppo la mancata istruzione riduce la possibilità di accesso a una vita migliore da adulti.